18 settembre 2009

Scuola: Prime cronache sulla mozione contro accordo Gelmini Regione

Seduta n. 36

Scuola, aperta la discussione sulla mozione del centrosinistra

Cagliari, 18 settembre 2009

E’ cominciata la discussione della Mozione 19 (Bruno Espa e più) sulla scuola.

Una mozione doverosa, ha esordito Mario Bruno (Pd), anche alla luce dell’accordo fra il ministro Gelmini e l’assessore regionale alla PI, Maria Lucia Baire che di fatto rappresenta una difesa d’ufficio dell’operato negativo del Governo. Un accordo del tutto sbagliato, secondo Bruno, che dice no alla legittima richiesta di riaffermazione dell’autonomia da parte della Sardegna. “Non ci basta –ha detto- l’annuncio di una rimodulazione dell’accordo”, che deve essere annullato. Occorre una azione politica stringente presso il governo per contrastare i tagli alla scuola sarda. Dopo aver ricordato i dati negativi del provvedimento Gelmini: 1700 posti di lavoro in meno in Sardegna, istituzione delle pluriclassi,, scolaresche più numerose, pendolarismo degli studenti , Bruno ha ricordato i dati negativi sulla dispersione, mentre a fronte di tutto ciò l’accordo mette in campo solo 20 milioni del tutto insufficienti. Occorre il riconoscimento della specialità della Sardegna e iniziative concrete per tutelare il diritto allo studio.

Per il successivo oratore, Marco Espa (Pd), “Occorre organizzare una resistenza democratica contro la chiusura delle scuole: invitando le persone anziane ad iscriversi a scuola per impedire la soppressione delle classi sottonumerarie”. Neanche l’assessore di sicuro può essere in cuor suo soddisfatto della riforma Gelmini. L’istruzione è argomento ben diverso dal costruire una strada che si può tagliare senza danni. La scuola non ha bisogno di calcoli ragionieristici, ma di approfondimento dei problemi. Oggi si torna alle classi differenziali, ha lamentato con forza Espa.

Fortemente critico nei confronti della Riforma della scuola e dell’accordo Regione-Governo, anche Massimo Zedda (Comunisti-Sinistra Sarda-Rossomori). Va contrastata la riduzione dei posti di lavoro e l’aggravamento della situazione dell’istruzione in Sardegna. La Scuola è mortificata da tagli e riduzioni di risorse, e la riforma del Governo rappresenta di fatto uno smantellamento del sistema scolastico.

“E’ a rischio l’autonomia scolastica” ha sottolineato criticamente Antonio Solinas (Pd), per il quale occorre contrastare con forza i tagli al personale docente. Denunciando che la Giunta ha deciso il finanziamento degli asili privati mentre si taglia la scuola pubblica, ha definito umiliante l’accordo Baire-Gelmini. Altre regioni hanno fatto l’accordo ma ottenendo cospicue risorse: i 20 milioni messi in gioco per la Sardegna sono insufficienti. Occorre aprire immediatamente una vertenza col Governo.

Per Paolo Maninchedda (Psd’Az)l’impostazione del discorso sulla scuola va ribaltato. Per il Psd’Az si tratta di un tema da “grandi riforme” e le grandi riforme devono avere larghe intese. Ma non è questa l’occasione: “non siamo interessati a schermaglie fra destra e sinistra italiane. Si dovrebbe passare dalla logica delle classi a quella dei moduli, ma non abbiamo il potere di farlo, vorremmo inserire la lingua sarda nei programmi, ma non abbiamo il potere di farlo: così per i programmi. C’è una emergenza del sistema scolastico sardo, ma lo Stato parte dal bilancio non dai bisogni. Con lo Stato occorre confrontarsi “su chi fa che cosa e chi mette le risorse”. Occorre reimpostare il rapporto fra la Regione e lo Stato.

Critico Ben Amara (Comunisti-Sinistra Sarda-Rossomori), che ha denunciato “i licenziamenti di massa”. Nessuno crede che la Gelmini sta operando per il bene della scuola: i docenti vengono privati del loro futuro. In Sardegna sono a rischio chiusura 300 scuole: è un killeraggio nei confronti del sistema scolastico dell’Isola.

Il dibattito prosegue.
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Consiglio Regionale della Sardegna
Servizio Resoconti
Copia provvisoria non revisionata.
1
Seduta n. 36 del 18 settembre 2009

Intervento del consigliere ESPA
Discussione della mozione numero 19


ESPA (P.D.)(Trascrizione da intervento a braccio).

L'impostazione è stata già data dal mio Capogruppo, da Mario Bruno,
io vorrei partire da alcune questioni. Devo dire Assessore, io la conosco, la conosco
come una persona estremamente seria, in più la conosco anche come precaria, quindi
io sarò sincero, sarò diretto, cercherò di essere diretto rispetto alle considerazioni che
voglio fare perché partendo da considerazioni di carattere generale che riguardano il
ruolo dello Stato nelle politiche dell'istruzione in Sardegna e sugli effetti devastanti
per la nostra regione, io sono convinto, Assessore, che lei non può essere favorevole
alla riforma Gelmini così come è stata concepita dal Ministro. Io ne sono convinto
perché quello che molte volte a noi veramente ci irrita, è proprio la filosofia. La filosofia di questo strumento nel quale viene considerata l'istruzione, l'industria della conoscenza come
se fosse un, come dire, una strada da costruire o meno oppure un costo superfluo o da
costruire da avere o meno, cioè come ormai siamo entrati nella questione che
l'industria della conoscenza di base è diventata come dire un momento opzionale
ecco, questa la questione. Quindi se le scuole mancano nei centri di montagna, se ci
sono, se non ci sono o se ci sono come dire problemi nei grandi centri urbani è un
fatto secondario. Ecco, io su questo lo ricordo, lo dico a lei, per questo dico che non
può essere favorevole perché a me viene da ricordare che noi sardi in modo
particolare abbiamo sempre combattuto per una difesa di un’istituzione che in tempo
di crisi come questo non può che essere rafforzata, incentivata in presenza e qualità
perché dobbiamo permettere ai nostri figli di essere pronti e preparati quando ci sarà
la ripresa e non essere superati in competenza e preparazione dai coetanei di tutto il
mondo. Perché noi non ci dobbiamo dimenticare la saggezza sociale dei nostri padri,
dei nostri nonni spesso pastori, agricoltori, analfabeti, che pur di darci un futuro
migliore hanno da sempre lottato per avere più scuola, per l'istruzione delle nuove
generazioni, per la loro emancipazione da povertà e sottosviluppo. Noi su queste cose lo sappiamo i sacrifici che sono stati
fatti nei piccoli paesi di montagna per avere la scuola, per avere, come dire, questa
prospettiva, e non può essere un calcolo ragionieristico. Io devo dire, l'altro giorno,
ingenuamente, stupidamente, ho sentito una dichiarazione, per questo dico che lei
non può accettare questa filosofia della ministra Gelmini, ho sentito dire, dice:
“Bisogna avere un tetto per gli studenti stranieri”, e ho capito: “Ah, finalmente il
piano casa ci permetterà di dare casa agli stranieri”, perché ho pensato che gli alunni
stranieri dovessero avere, anche le loro famiglie, un tetto. Invece no, è che gli alunni
stranieri devono avere un tetto, cioè non ci possono essere più di tanti alunni
stranieri. Io lo posso capire, come ragionamento, che piace in certe zone del Paese,
ma allo stesso tempo per esempio – e su questo io dico, Assessore, lei non può essere
d'accordo – a Vercelli, cito un caso, 7 alunni con disabilità in una classe. Cioè, 7
alunni con disabilità su una classe di 20, ma lì i tetti non li mettiamo vero? Lì invece
cerchiamo di ridurre il personale, cerchiamo di togliere, e quindi lì sono 7, 8, perché
prima c'era il tetto: 1, massimo 2, adesso non c'è più il tetto, adesso siamo tranquilli,
adesso possono essercene 7, che è un disastro, ovviamente stiamo tornando verso le
classi differenziali. Certo che risparmiamo su un po' di insegnanti di sostegno, ci
mancherebbe, è ovvio che qualche stipendio in meno ci sarà, ma vi sembra che
stiamo salvaguardando i diritti delle persone in situazione di difficoltà? Vi sembra
che stiamo facendo un atto civile? Io credo che, sinceramente, io devo dire credo di
no. E su questo, veramente, io vorrei lanciare un appello, lo dico in maniera… cioè
dobbiamo ragionare su questa questione. A me viene da dire per le comunità che ci
ascoltano, per i sindaci, per i piccoli paesi, cerchiamo di organizzare una resistenza
democratica per salvaguardare la nostra scuola, sperando che anche l'assessore Baire
non dica di no, anzi che lasci fare, anzi che lo promuova, magari non lo può fare
ufficialmente. Iscriviamo gli anziani nelle scuole elementari dei piccoli paesi, e
impediamo la chiusura delle scuole nei piccoli paesi oggi. Cioè facciamo in modo
che i numeri salgano, in maniera forse artificiale, ma facciamo resistenza, impediamo
che l’istituto scuola sparisca dai piccoli paesi, facciamo in modo che alcuni anziani
s’iscrivano e che salvino le classi, questo può essere un sistema che può
salvaguardare nei centri piccoli la possibilità di mantenere una classe. Lo dico perché
oggi c'è anche sui giornali, si parla del caso di Birori. Il caso di Birori, riforma, era
stata accorpata una classe, quindi cos'è stato fatto? Dalla prima alla quinta
elementare, tutta la stessa classe, quindi una cosa incredibile, ovviamente voi potete capire che dalla prima alla quinta! Ovviamente c'è il problema demografico di cui
nessuno vuole nascondere che bisogna trovare soluzione, ma non si può creare una
soluzione, dove abbiamo nella stessa classe dalla prima alla quinta gli alunni, in
Sardegna, e nel frattempo togliamo la copresenza di insegnanti. Perché posso capire
che si possono fare accorpamenti, si possono fare. Quindi Birori che cosa ha deciso?
Ha deciso: “No, andiamo a Macomer”. Ovviamente la scuola sparisce da Birori.
Questo è il problema, e parlo di un paese, per non parlare di altri paesi in cui
sappiamo che ci sono tanti problemi. Allora, io dico, è tra l'altro il trasferimento degli
alunni a Macomer mica non costa, probabilmente costerà alla Regione ovviamente,
cioè nel senso che il trasporto dev'essere pagato dalla Regione, l'accompagnatore
dev'essere pagato dal Comune, e la riforma Gelmini continua, come dire, imperterrita
a dare i suoi effetti in Sardegna. Quindi, io questo l'ho voluto dire, Assessore, perché
appunto, come bene ha detto il mio Capogruppo, ritengo che al di là delle parti, al di
là dell'aspetto politico che noi rivendichiamo con orgoglio, e al di là anche delle
motivazioni, lo sappiamo che vengono da tanto tempo, però quest'anno è successa
qualcosa di grave, cioè e successo che improvvisamente, con decisione esplicita, è
stato deciso di fare un taglio di personale di una risorsa che è stata ritenuta a livello nazionale normale, cioè come se dice: “Vabbè ma stiamo tagliando il 7 percento, non
è che stiamo facendo chissà che cosa, in tutti i comparti c’è questo momento di
crisi”, senza pensare che la cultura, come la sanità, fa parte dei diritti degli uomini, fa
parte dei processi di non discriminazione, non fa parte di un fatto commerciale, o che
noi compriamo una cosa piuttosto che un'altra, questa spesa è una spesa che noi
dobbiamo tenerci cara, soprattutto in un momento di crisi. E ripeto, ancora una volta,
che in questo momento il governo nazionale ha deciso, poi non voglio entrare
adesso… non è solo un fatto retorico quello che sto dicendo, ma decide di comprare
131 caccia bombardieri, e spendere 16 miliardi di euro. Che ne compri 100! Cioè, 16
miliardi di euro sono un sacco di soldi, come sappiamo, ne compri 100 e
risparmiamo 3-4 miliardi di euro, e li mettiamo nella scuola. Cioè, che bisogno c'è di
questa drasticità, che bisogno c'è, cosa vogliamo giustificare? Ecco, su questo io,
come dire, sono molto attento al fatto che sono convinto che qui dentro, in quest'aula,
tanti, non sono l'Assessore, ma tanti di noi, su questa filosofia non ci sono, sulla
filosofia dei tetti per le persone che vengono da paesi stranieri, sulla filosofia dei tetti
che non si fanno per garantire l'integrazione e la qualità degli alunni con disabilità, su
tanti altri processi, ovviamente, che permetteranno di chiudere le scuole nei paesi di montagna, e di chiudere la scuola lì dove chiaramente c'è un processo, come nelle
grandi aree urbane, dove ci sono grandi difficoltà. Su questo, sull'accordo
ovviamente che noi chiediamo di annullare, chiediamo di annullare anche maniera
unilaterale, chiediamo, ripeto, ecco, quello che noi fondamentalmente chiediamo è
l'apertura di una vertenza con lo Stato. La parola vertenza non deve essere vista come
una parola terribile, la vertenza è dare alla Sardegna il suo ruolo, dire: “Tu sei
ministro di destra, noi siamo qui a rivendicare per la Sardegna il nostro ruolo, la
nostra specificità, la nostra identità”, lo facciamo anche con le leggi, lo facciamo con
la nostra autonomia, lo facciamo con tutte le forme che ci fanno battere, perché noi
abbiamo diritto alla nostra autonomia, alle nostre… Però, quando noi vediamo un
accordo, e lo ripeto qui dentro, tra l'altro eravamo in piena discussione del collegato
alla finanziaria, alcuni colleghi della maggioranza, e penso al Presidente della
Commissione cultura l’onorevole Maninchedda, preparavano degli emendamenti che
cercavano un po' di…

TEMPO FINITO LA PAROLA VIENE TOLTA

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