11 dicembre 2013

ALLUVIONE: Capoterra furibonda per i fondi spariti: «Bloccate lo scippo»

CAPOTERRA Alla finestra, con speranza e rabbia, in attesa di poter riavere indietro i fondi scippati da Roma, sottratti dall'ormai famigerato emendamento alla Legge di stabilità (votata all'unanimità dal Senato e in attesa di approdare alla Camera) che ha dirottato i fondi destinati alla messa in sicurezza del bacino idrografico del Rio San Girolamo-Masoni Ollastu devastato dall'alluvione del 2008 per affrontare la nuova emergenza esplosa nelle scorse settimane a Olbia e in molti altri centri dell'Isola. I CENTRI Uno smacco che Capoterra ma anche per Villagrande Strisaili, Orosei, Padru, Muros, Bosa, Posada, Torpè, Gairo, Chiaramonti, Sorso, Illorai, Cagliari-Pirri, i centri colpiti dalle alluvioni del 2004 e del 2008. Un pasticcio ammesso dagli stessi deputati (dagli esponenti di Sel a Cinque Stelle passando per Forza Italia e il Pd) che dovrà adesso essere corretto. «Con lo stesso spirito unitario - dice il consigliere regionale del Pd, Marco Espa - con il quale i senatori avevano votato. Se non dovesse accadere, sia Letta a intervenire per bloccare lo scippo».CINQUE ANNI FA Capoterra, dove l'alluvione, il 22 ottobre di cinque anni fa, distrusse e uccise, non ha più voglia di attendere e subire. E chiede con forze che nessuno tocchi le risorse già assegnate. Quelle a disposizione del Commissario governativo Efisio Orrù, ammontano a 27,9 milioni di euro. Solo in parte costituite da fondi statali. Nonostante l'accordo di programma del 2010 prevedesse una quota di 36 milioni di euro a carico del ministero dell'Ambiente e una di 33,9 a carico della Regione, la fonte statale attualmente ammonta a 14,8 milioni e quella regionale a 13,1. Col voto dei giorni scorsi sul patto di stabilità, di fatto il Senato ha scelto di dirottare anche i fondi regionali in mano al commissario. «Intanto nessun fondo è stato per ora dirottato visto che deve ancora esprimersi la Camera», avverte l'assessore regionale dei Lavori pubblici, Angela Nonnis. «Il vero problema è il trasferimento dei fondi da parte del ministero dell'Ambiente, sono le interpretazioni della Ragioneria centrale dello Stato secondo cui la spesa poteva essere autorizzata solo se le risorse fossero state interamente disponibili. Ci sono ancora norme farraginose che incidono anche nelle emergenze, dove al contrario bisognerebbe disporre di certezze e celerità. Basti pensare, come nel caso di Capoterra e del piano di messa in sicurezza, all'assoggettamento degli interventi alla Valutazione di impatto ambientale, come se si dovessero costruire grattacieli e non abbattere i rischi per le popolazioni di un territorio».IL PROGETTO È anche per questo che a Capoterra il Piano Hydrodata resta ancora al palo. Anche per quel che concerne il primo lotto dei lavori dalla foce alla statale Sulcitana che può far affidamento su una copertura finanziaria di 11 milioni. Così a causa della mancata disponibilità delle risorse statali e dei ritardi nell'erogazione dei fondi Cipe, la scadenza per l'aggiudicazione dei lavori è stata prorogata al 31 dicembre e rischia un ulteriore slittamento.IL RUOLO «Credo, però - dice Marco Espa - che il commissario governativo avrebbe dovuto agire d'autorità facendo emergere proprio il suo ruolo, come dire, straordinario. Come avvenuto per L'Aquila. A Capoterra non si deve intervenire su situazioni irregolari, di abusi edilizi da sanare o anche sanati. Ci sono migliaia di persone che convivono ancora con il rischio idrogeologico. E allora non possono essere le normali regole a governare la messa in sicurezza di un territorio, ma interventi straordinari fuori dal patto di stabilità». Unione Sarda Andrea Piras 


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